Immaginate, per un corto televisivo, una sceneggiatura di questo tipo: (esterno giorno) due giovani davanti la vetrina di un negozio in una strada affollata e vivace. Lei ha una magnifica capigliatura, folta e raccolta a crocchia. Lui fa intravedere l’orologio nel taschino del panciotto.
E’ vigilia di Natale. Stanno scegliendo i doni. Lei vorrebbe due fermacapelli di tartaruga, lui una catena per l’orologio che il padre gli ha lasciato.
Nè lei nè lui hanno abbastanza soldi per l’acquisto. Si allontanano.
(stacco, interno notte) I ragazzi sono seduti uno di fronte all’altra. Lei porta un vistoso fazzoletto che nasconde i capelli. Lui è in camicia. Entrambi estraggono due pacchetti: i fermacapelli sono bellissimi, la catena è scintillante.
Solo che, per comprare i regali, lei ha tagliato e venduto i biondi capelli, lui l’orologio.
Il dono dei Magi è il titolo del racconto che ho sceneggiato. E’ il terzo nel volume Memorie di un cane giallo e altri racconti, autore O Henry.
O Henry è un doppio. Uno pseudonimo adottato da William Sydney Porter, nel suo soggiorno (per truffa) in una prigione dell’Ohio, così da evitare alla figlia Margaret la vergogna dell’infortunio paterno.
Non visse male in prigione O Henry. Soprattutto imparò a scrivere. Uscito, diventò il più prolifico autore americano di racconti brevi. Visse 48 anni (Greensboro, North Carolina, 1862 – New York 1910).
Il libro è tradotto da Giogio Manganelli, benissimo: "O Henry" scrive Manganelli nel risvolto "è l’uomo delle vacanze, un entertainer, un nobilissimo corruttore".
O Henry
Memorie di una cane giallo
Feltrinelli