Dal tamburo mangiai, dal cembalo bevvi...

Dal tamburo mangiai, dal cembalo bevvi... Elémire Zolla


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Dal tamburo mangiai, dal cembalo bevvi...





Lesperienza interiore umanamente più scoscesa, ritenuta comunemente un eccesso aberrante al confine del patologico, fu scrutata da Elémire Zolla in quattro testi comparsi tra gli anni sessanta e ottanta del secolo scorso, allinsegna di una tesi che allepoca suonò sconcertante: lo stato mistico inteso come apertura sorgiva e plenaria allincontro col divino vissuto coi sensi e la coscienza potenziati allunisono. Lestatico, il meditante, lo sciamano, chi manipola materie in modo alchemico e investiga le forze che reggono lesistenza attraverso i segni del cielo, trova normale e per nulla aberrante lapprodo a un oltre interiore, a una patria spirituale quale che sia lorizzonte di fede o agnostico in cui lapertura epifanica avviene. Lo stato mistico come norma delluomo, Esoterismo e fede, Alchimia e meditazione taoiste e buddhiste e Il cielo scritto sono temi che Zolla scruta a partire dalla nuda, ripida evidenza che «ogni vita comporta uninvisibile interiorità che ne è la sostanza». Labbagliante metafora del tamburo e del cembalo che intitola il libro deriva da un passo del polemista cristiano Giulio Firmico Materno (iv secolo) alle prese con la sua fiera condanna degli insani culti sacrificali pagani che invece di elargire salute e salvezza, come nel caso del mistero eucaristico cristiano, fomentano superstizioni e idolatrie criminose.

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João gregorio
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26/04/2021 09:53:47

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