LApocalisse non è una fantasia distopica, non è una remota possibilità. LApocalisse è intorno a noi: è negli aggiornamenti quotidiani sulla pandemia, è nei video YouTube sullo scioglimento dei ghiacciai, è nelle conversazioni quotidiane sul futuro. È sui giornali, sul web e sui social. Ma cosa stafacendo, concretamente, lumanità per evitare la fine? Mark OConnell ha intrapreso un viaggio alla ricerca di risposte. Ha visitato i bunker di lusso costruiti in Sud Dakota. Ha partecipato ai raduni dei membri della Mars Society, convinti che lunica possibilità sia colonizzare altri pianeti. Ha visitato la Nuova Zelanda, Paese che i tycoon della Silicon Valley hanno scelto come rifugio dal collasso sociale. E infine, si è recato a Chernobyl, il luogo dove lApocalisse è già avvenuta, e dove lumanità è stata spazzata via e resa irrilevante: una visione di un possibile futuro. Il risultato è un libro brillante e sarcastico, ma anche molto intimo: da padre di due bambini, lautore si domanda in che mondo i suoi figli dovranno abitare. Raccontare lApocalisse significa raccontare noi e il tempo in cui viviamo, significa immergersi nellimmaginario contemporaneo e descriverne le paure e le ansie, ma anche le speranze: secondo OConnell, potremo sfuggire alla fine del mondo non costruendo una via di fuga personale, ma solo rinforzando le comunità che già esistono.