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L' etá del dubbio Andrea Camilleri


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L' etá del dubbio





”L’età del dubbio” di Andrea Camilleri Siamo al 14° libro con protagonista il commissario Montalbano! L’incipit di ben 12 romanzi è simile, Salvo s’arrisbiglia malamente, dopo nuttate fituse, sudatizzo… tutto un ramazzarsi, un votari e rivotari… e il mare che si era mangiata la pilaja. Camilleri, di Montalbano in Montalbano, scava sempre più in profondità nelle viscere dell’animo del nostro eroe e le notti e i sogni diventano i segni premonitori del tempo che inevitabilmente sopravanza. I 58 anni si dispiegano tutti davanti al commissario e incombono su di lui come tanti macigni che lo travolgono, i soliloqui s’infittiscono e, in questa ultima opera letteraria, per non moriri affocato nel mare della vecchiaia si trova come in una timpesta tra Scilla e Cariddi: l’attrazione improvvisa per un’altra donna, è nuova linfa, pura adrenalina che gli fa scorrere il sangue veloce e limpido come l’acqua di un ruscello alpino, ma lo getta in una gran confusioni ‘n testa. Ma era giusto, era onesto essiri saggi davanti alla ricchezza dell’amuri? Attraverso i 14 capitoli della saga di Montalbano abbiamo, noi lettori, conosciuto progressivamente tutte le sfaccettature del suo carattere che in nuce, nei primi romanzi, via via si sono acuite accentuandone la solitudine propria del personaggio e la sua propensione a rinchiudersi sempre più in se stesso. E’ l’uomo Montalbano snudato e indifeso, senza più corazze che viene offerto in pasto a noi voraci lettori, impietosamente e con un gusto, oserei dire, sadico. Le sue “malefatte” rasentano l’infantilismo, cosa non s’inventa… infortuni, figli inesistenti, bugie dalle gambe corte… Passaggi di stati d’animo repentini, dalla raggia al nirbùso, felici e nello stesso tempo scantato, agitazioni interiori e turbamenti improvvisi connotano le sue fragili difese messe a nudo in modo disarmante. L’abbrivio della storia è un sogno di stampo machbetiano, grottesco e allucinatorio che getta Salvo nello sconforto più nero (niente di meno il suo funerale), ma il meccanismo delle indagini poliziesche ripete l’usuale cliché, il rinvenimento di un cadavere che metterà in moto tutta la vicenda, arricchita, questa volta, da un coup de foudre, dal sapore, quasi, adolescenziale, dove fremiti, suono di campane… e palpiti ‘mparpagliano il nostro commissario. Lo scrittore si diverte dietro il suo personale, personalissimo palcoscenico, ad esasperare, anche, a livello caricaturale, tic, vezzi, caratteristiche comportamentali dei suoi personaggi alla stregua di macchiette o maschere teatrali. I duetti inscenati, le battute rimbalzanti, sono momenti spassosi, ma venati di amaro sarcasmo e agghiazzante verità. I cognomi sono uno dei suoi divertissements, come Catarella li stroppìa, il nostro puparo ci gioca, fa allusioni, metafore: Lattes, Augello (ingentilito aulicamente), “Laura” di memoria petrarchesca, riecheggia l’amor gentile che ratto e rattamente rapisce il cor di Salvo, ”Belladonna”, è donna bella e onesta e… atropina per i suoi sensi. Qua e là affiorano citazioni letterarie, un verso di Saba, il titolo di un romanzo di Simenon, e Petrarca. In questa ennesima storia montalbaniana tutto è più esacerbato e al contempo estenuato, insita una sfinitezza di fondo che aleggia nella trama sia pure di ampio respiro internazionale (bella la frase tratta di un libro di Vittorini traslata per gli extracomunitari: “Erano i dolori del mondo offeso che emanavano quell’odore che feriva”). Se l’impasto linguistico è il tratto distintivo di Camilleri e uno dei motivi di affezione a lui e al suo personaggio, l’alone di uggia e scoramento che adugge Montalbano è forse segno di un latente e annunciato epilogo? (Noi, fedelissimi, ci auguriamo di no). L’età del dubbio è di Montalbano o di Camilleri? Arcangela Cammalleri

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Bruno T.
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11/05/2013 22:07:57

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