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L'educazione sentimentale di AK-47 Amitava Kumar


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L'educazione sentimentale di AK-47





«Un romanzo che non vuole raccontare esattamente una storia, ma creare il ritratto di una mente che si muove tra una cultura nuova, di sua scelta, e quella che si è lasciato alle spalle.» The New Yorker «Un divertimento solido e sicuro.» The New York Times Book Review «Una contro-narrazione audace e provocatoria... questo romanzo smaschera coraggiosamente una serie di uomini famosi, obbligando politici e rivoluzionari a scendere dal piedistallo.» The Guardian Il narratore di questo romanzo si chiama Kailash, è indiano e arriva dal Bihar a New York nel 1990, con una prestigiosa borsa di studio di dottorato. I primi amici che si fa storpiano subito il suo nome in Kalashnikov, e poi, per brevità, in AK-47. Kailash non sembra preoccupato da questa accoglienza, che pure contribuisce senza dubbio al senso di spaesamento di chi arriva da straniero in America. La sua preoccupazione, e il senso di straniamento, sono dovuti a un'altra scoperta. Nel Bihar, gli adolescenti e i giovani uomini possono parlare di sesso soltanto tra di loro, e gli amici di Kailash sono tutti vergini. Tranne uno, ovviamente tempestato di domande alle quali può rispondere soltanto a modo suo. La parola sesso è bandita dalla vita pubblica, non compare nelle strade, nei cartelli pubblicitari, nei giornali... Grande è dunque la sorpresa di Kailash quando si rende conto che a New York se ne può parlare, certo, e si possono anche sfiorare, accompagnare, interpellare, addirittura abbracciare le amiche. E che in TV compare regolarmente una signora di mezza età, piccolina, con un accento straniero «simile a quello di Henry Kissinger», la dottoressa Ruth, che parla di sesso, non solo liberamente, ma nei dettagli, dando a ciascuna «cosa» il suo nome scientifico. Da questa scoperta partono tutte le altre, tutte quelle necessarie per restare in un paese straniero senza sentirsi estraneo, cose difficili da individuare, studiare, capire. Non solo per star meglio, ma per evitare di sbagliare, di offendere la sensibilità altrui. AK-47 è uno studente, non ha grossi problemi di denaro o alloggio, di isolamento, deve soltanto imparare a interagire. Ma non rinnega la cultura di origine, e i suoi costumi. In parte romanzo, in parte memoir, la narrazione va avanti e indietro nel tempo e nello spazio alla ricerca di episodi, storici o privati o intimi, che aiutino a mettere in relazione l'India e l'America. Sospeso tra L'ultima favola russa di Francis Spufford, i libri di W.G. Sebald e Teju Cole, e lumorismo di Peter Sellers in Hollywood Party, il lettore troverà in Kailash un personaggio in cui identificarsi nonostante le differenze, e con cui ridere di gusto.

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João gregorio
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18/05/2021 09:18:34

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