Memè Scianca

Memè Scianca Roberto Calasso


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Memè Scianca





Un padre racconta ai figli, che glielo hanno chiesto, quello che ricorda dei suoi primi dodici anni, di cui loro non sanno quasi nulla. Storie troppo remote, pensa. Che differenza poteva esserci, in fondo, ai loro occhi, fra Firenze durante la guerra, dove era cresciuto, e per esempio la steppa dellOltre­ caucaso di Florenskij, alla fine dellOttocento? Non molta. Apparteneva tutto a quelletà incerta e fumosa che precedeva la loro nascita. E poi, da dove cominciare? La prima immagine della guerra, intravista dalla finestra di una soffitta clandestina nel centro di Firenze. La vecchia villa di San Domenico, dove un mattino, a seguito dellassassinio di Giovanni Gentile, suo padre viene arrestato come pericoloso antifascista. Il polverio che sale dalle macerie di Por Santa Maria, subito dopo che i tedeschi hanno fatto saltare i ponti. Poi i giochi e i libri che impercettibilmente ne prendono il posto. Limmersione nella letteratura e la scoperta della musica. E Firenze, «quella» Firenze degli anni subito dopo la guerra, separata da tutto, anche dal resto dellItalia. Una lastra impenetrabile e trasparente confermava quella convinzione della città di essere «a parte». E un giorno, forse anche prima di saper leggere, chi scrive dichiara che il suo vero nome è Memè Scianca.

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João gregorio
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15/09/2021 04:59:22

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